Ci sono momenti nella storia del gioco che diventano presto immortali: e che spesso, tornando indietro nel tempo sino a quando il web non era ancora nato e i passaggi televisivi erano molto ridotti, viaggiano su un filo sottile tra realtà e leggenda. È il caso, per esempio, della famosa sera a Hershey in cui Wilt Chamberlain raggiunse i 100 punti in NBA, mentre nel femminile sconfina nell’irreale la prestazione di Lisa Leslie che da liceale un giorno con Inglewood Morningside High School ne realizzò 101…ma in metà gara, dato che le avversarie di South Torrance decisero di ritirarsi prima dell'inizio del secondo tempo per non farle battere il record assoluto.

Anche in Italia spesso la leggenda s’incrocia con la realtà quando si parla di LaTaunya Pollard, che col suo record di 99 è oggi la primatista per punti su singola partita in Italia (e, a occhio, lo sarà ancora per molto). Il teatro del suo show il match del 29 marzo 1987, Famila Schio-Gragnano, concluso 130-87 per la formazione veneta.

Ma prima di scendere in campo con lei, chi era LaTaunya, per gli amici Tanya? Una ragazza che nasce ad East Chicago, Indiana, 20mila anime. Come in quegli anni “Colpo Vincente” (Hoosiers, due candidature all’Oscar nel 1987) insegna, Indiana è lo stato del basket, di una passione viscerale, in anche un secchio dell’immondizia e una pila di stracci solo un pretesto per tirare a canestro: si narra che abbia iniziato così, Tanya, per gradi. Prima il bidone, poi i copertoni di bici, infine un canestro inchiodato ai pali del telefono nella casa della famiglia Pollard, alquanto affollata coi suoi sei fratelli e cinque sorelle. In Indiana, con l’High School, vince due campionati statali, 1977 e 1979: per i cultori, su Youtube ci sono entrambe le finali statali. Nella prima fece il record del torneo, 36 punti, nell’altra si fermò “solo” a 21 punti (clicca sui sottolineati per i due video).

Al college sente il richiamo della California: è Long Beach State University. Realizza 23.5 punti di media, vince il Wade Trophy riservato alla miglior giocatrice dei college americani, è tre volte All-American. Il suo record, lì, è 48, che manco a dirlo è anche il primato per la sua alma mater.

Inutile dirlo, la nazionale chiama: esperienza maledetta a dir poco. Nel 1980 è in rosa, ma c’è il boicottaggio olimpico che la priva della chance di partecipare a un’avventura a cinque cerchi. Gioca il Mondiale del 1983: con lei ci sono Janice Lawrence (attuale primatista per punti totali in carriera A1, 10356), Lynette Woodard (Harlem Globettrotter, poi a Schio e scudettata con Priolo), Pam McGee (vista in Italia con varie maglie e mamma del centro NBA Javale McGee), ma anche un’altra ragazza abbastanza promettente. Si chiama Cheryl, è californiana e nel 1982 ne ha messi 105 con Riverside Poly’s al liceo (ovvero il record che la Leslie cercò di battere qualche anno dopo): il cognome è Miller, e ha un fratello di nome Reggie che a suon di triple diventerà piuttosto famoso proprio nello stato dell’Indiana. E, incredibile a dirsi, per anni Reggie è stato "il fratello di Cheryl", è stato il secondo miglior giocatore nella famiglia Miller. Che ci crediate o no, questa corazzata perde in finale con l’URSS di Uliana Semionova, 84-82 con un canestro decisivo di Chausova a 6” dalla fine. Tanya chiude il Mondiale con 12 punti di media in sette gare, dietro a Miller, Curry e Woodard nella classifica marcatrici USA: ma, al contrario delle altre, alle Olimpiadi dell'anno dopo non potrà prendersi la sua rivincita.

Sbarca in Italia nel 1983, appena due anni dopo l’apertura delle frontiere. Il suo curriculum è ricco di svariati titoli e riconoscimenti: Miss Basketball in Indiana durante il liceo, il già citato Wade Trophy, USA Basketball Athlete of the Year l’anno prima. Trieste è interessata: il ds Fulvio Volsi la porta in giro per mezza giornata (tra pranzo e una visita al campo), poi presenta l’offertona da 30mila dollari. Accettata. Si presenta agli ordini di Miro Turcinovich a Trieste con tanta voglia di fare, eccome: subito semifinali con Milano, ma è sconfitta netta.

A Trieste però il mito è già nato, mentre la contemporanea introduzione del tiro da tre la rende ancor più devastante: stagione da 39.5 punti di media nel 1984/1985, batte anche per la prima volta il record di punti di Licia Toriser, di diciott'anni prima, mettendone 57. Il suo agente dell’epoca Federico Buffa (si, quel Federico Buffa) spesso ancora oggi racconta di come, durante le partite della Stefanel maschile, l’allenatore De Sisti spesso si vedesse rivolgere dai tifosi l’invito ironico: «De Sisti, metti la Pollard», per risanare un attacco alquanto asfittico. Nello stesso campionato intanto Linell Jones la supera (80 punti), poi tocca a Valerie Still (88): segnamoli in agenda questi numeri, verranno buoni per dopo. Perchè prima c'è uno scudetto da giocarsi: perde ancora, nel 1984/85, contro la Viterbo di Jones nelle Semifinali, sconfitta di un punto 75-74 nella decisiva Gara3. Torna in patria, amareggiata e sconfitta.

Dopo un periodo sabbatico si palesa nel 1987, tre mesi per sostituire l’infortunata Nameth e salvare il Lanerossi Schio. Fa l'impossibile, segnando 48 punti di media, trascinando di peso Schio ad alcune vittorie, ma non riesce nella missione: in una delle partite decisive di questo suo secondo passaggio in Italia, realizza 72 punti contro il Geas ma Schio perde lo stesso, 101-100. Ancora di un punto.

Il 29 marzo si gioca in casa, contro Gragnano: è una giornata grigia perchè le due squadre sono retrocesse, e per Schio è anche l'ultima partita alla storica Palestra "Mario Lanzi" prima di passare all'attuale PalaRomare. Di fatto, sta iniziando l'era del Cavaliere Marcello Cestaro, che avrebbe rilanciato la squadra veneta. Si alza la palla a due: la furia agonistica di Pollard è incredibile. Ricorda il suo coach dell'epoca, Loris Gorlin: «Qualcuno la criticò perchè c'era la sensazione che avesse cercato un personale eclatante per quella partita. Tanya era una grande professionista dall'immenso talento e non è vero che in quella partita giocammo solo per lei: la squadra segnò 130 punti, lei realizzò con percentuali mostruose». 99 punti, frutto di 23 canestri da due, 11 da tre e 20 tiri liberi: l'appuntamento con il centello è anche fattibile, ma c'è di mezzo un timeout. «Durante una sospensione, al 36esimo minuto, - ricorda Gorlin - qualcuno la avvertì che aveva superato il record precedente di Valerie Still. Da quel momento iniziò a forzare». Negli ultimi minuti Tanya, col risultato già in tasca, cerca troppi tiri da tre per aumentare il bottino: «Lì svani la possibilità di fare cifra tonda e anche oltre, probabilmente sarebbe riuscita a superare i 100», chiude Gorlin.

Tornerà ancora a bruciare retine, ad Ancona e poi a Bari. Segna 7092 punti in Italia, per tre volte è miglior marcatrice (1985, 1989, 1990) e una volta miglior rimbalzista (1991). Giocherà ancora i Playoff, per tre volte. Con Ancona nel 1989 perderà di nuovo le gare decisive, prima di due (72-70) e poi sempre di un punto, 63-62, giocando con un infortunio al ginocchio: perché la sua carriera è stata così, con contorni di leggenda ma anche con la consapevolezza che, dopo i successi scolastici, come per tanti prodigi della pallacanestro gli astri non si allineeranno a suo favore nel momento propizio, e non festeggerà mai sul gradino più alto del podio. Hall of Fame, senza scudetti o coppe europee. Ma un posto indissolubile nella storia del gioco in Italia. Forse perché anche alla perfezione manca qualcosa: un difetto. O, in questo caso, un punto.

(Lega Basket Femminile ringrazia "Il Giornale di Vicenza" per l'intervista del 12 marzo 2012, pagina XIII per l'intervista a Loris Gorlin; "Il Piccolo" di Trieste del 22 settembre 2009 per la ricostruzione a cura di Roberto Degrassi; "Pink Basket" edizione n. 5 per la ricostruzione a cura di Giovanni Lucchesi. Risultati e tabellini da "Almanacco del basket al femminile" di Massimiliano Mascolo. Foto Famila Wuber Schio)

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