Gli studi di Sky Italia hanno ospitato oggi l’Italian Basketball Summit,
un momento di incontro e dibattito sullo stato e sul futuro della pallacanestro
italiana, all’interno del quale si sono confrontate le diversi componenti del
nostro movimento e personalità illustri di altre discipline
Ha avviato i lavori del Summit, coordinato dal giornalista di Sky Sport
Alessandro Mamoli, il presidente della Fip Giovanni Petrucci. “Siamo a Sky
perché Sky è la nostra casa: ha investito per i prossimi anni nel basket e lo
racconta con seri professionisti. Il presidente del CONI Giovanni Malagò ci ha
raggiunto, confermando il fatto che è sempre stato vicino al basket anche perché
viene proprio dal nostro mondo. Da anni non avevamo un occasione come oggi,
dall'inizio degli anni Novanta. È l'occasione per dire ciò che si pensa per il
futuro del nostro basket. In Italia gli sport professionistici per legge sono
due: calcio e basket. Il calcio è lo sport popolare per eccellenza. Si parla di
calcio per due motivi su tutti: per le idee che porta e per i risultati. Oggi è
il momento di proporre idee. Stiamo investendo sul basket femminile, abbiamo
ricevuto un numero di richieste straordinarie per il Liceo Sportivo del CONI
che prevede la pratica del basket presso il Centro dell'Acqua Acetosa di Roma
con il Centro di Medicina sportiva sempre a disposizione. L'idea, a cui abbiamo
aderito immediatamente, è del presidente Malagò e del vice segretario Carlo
Mornati. Ci andranno le ragazze del 2003 dal prossimo anno scolastico. Il 3X3?
Stiamo aspettando a settimane l'annuncio ufficiale: entrerà tra le discipline
olimpiche. Gli impianti? Abbiamo messo la regola dei 5000 spettatori per la
serie A: se vuoi giocare nel salotto buono, devi avere un impianto dignitoso.
Sappiamo che ci saranno dei problemi nell'immediato, ma come già accaduto nel
calcio, possiamo dare la spinta alla risoluzione di problemi locali. Viviamo di
Nazionali. È un emozione unica e le vittorie in Nazionale si ricordano nel
tempo. Ho avuto la fortuna di essere a fianco di campioni come Totti, Del
Piero, Buffon e di un allenatore come Lippi quando abbiamo vinto il Campionato
del Mondo del 2006. In questi giorni si dicono tante cose sulle possibili
assenze degli Azzurri alle qualificazione di novembre per la concomitanza
dell'Eurolega. Ricordo solo una cosa: esistono già precise norme per chi non
risponde alle convocazioni in Nazionali”.
Ha preso poi la parola il presidente del CONI Giovanni Malagò: "Sono
stato uno di voi. Con la Virtus Roma ho vinto una Supercoppa Italiana da
Presidente, dopo essere stato amministratore delegato e il giorno della partita
attraversavo Roma per andare al campo con le mie figlie. Quella degli impianti
è il problema, se non uno dei maggiori problemi. In passato sono state fatte
scelte che si sono rivelati errori pazzeschi: sono stati spesi tanti soldi per
allungare le rose e non per creare una casa e oggi lo paghiamo. Quei presidenti
non erano imprenditori, ma appassionati. Paghiamo le conseguenze di due non
felici candidature disastrose: quelle all'Europeo di calcio del 2012 e quella
al Mondiale di basket del 2014. Se vinte sarebbero state l'occasione per
investire in impianti. Oggi sappiamo, come CONI, senza presunzione, gestire
eventi. Ieri fra Internazionali di Tennis e Finale di Coppa Italia abbiamo
avuto 114.000 spettatori paganti. In questo senso non mi spaventa se la Roma,
un cliente per il CONI da 3 milioni di euro all'anno, costruisce un proprio
stadio: dobbiamo lavorare su opportunità diverse. Utilizzo degli italiani?
Nessuno ha la formula magica. Se i giocatori italiani sono cari, occorre
costruire più giocatori italiani forti. Occorre lavorare sui settori giovanili
al meglio, con persone competenti. Nel calcio l'Atalanta fa molto bene. È
l'unico modo per avere un futuro diverso. Per femminile e 3X3 siamo sulla
stessa barca. Le donne saranno sempre più importanti a livello internazionale
per cui bisogna investire. Se ci muoviamo subito, possiamo essere protagonisti.
Lo sport è in evoluzione continua: non si deve avere paura dei confronti. È
necessario modernizzarsi e coinvolgere i giovani. Con le idee e con coraggio la
fortuna vi premierà”.
Prima di affrontare le quattro tematiche prese in considerazione
(Marketing e Comunicazione, Modello NBA, Impiantistica Sportiva, Tesseramento
Atleti Stranieri) Matteo Mammì (Direttore Programmi Diritti e Produzioni) ha
voluto salutare la platea. “Da uno studio che abbiamo condotto specificatamente
per questo Summit siamo venuti a sapere che circa la metà degli appassionati di
basket ha un abbonamento a Sky Sport. Il nostro impegno con la pallacanestro è
totale ma non ci fermiamo qui: vogliamo lavorare sempre di più con i giovani,
con le scuole, nell’organizzazione degli eventi insieme alla società. Grazie
per aver scelto Sky per questo evento così prestigioso”.
Ha poi preso la parola Guido Rindi, Head of Marketing Intelligence di
Sky. “Il nostro impegno con la pallacanestro è sotto gli occhi di tutti. Trasmettiamo
Serie A, Serie A2, Eurolega, NBA, NCAA. Dal nostro studio è risultato che il
basket è il quinto sport in Italia, il secondo per numero di praticanti. La
visione di basket è quasi raddoppiata negli ultimi quattro anni ma ci sono
ancora ampie opportunità di sviluppo, soprattutto provando a fidelizzare la
componente più ampia di chi segue la pallacanestro ma lo fa in maniera
episodica”.
Marketing e
Comunicazione
Relatori: Egidio
Bianchi, Paolo Bellino
Paolo Bellino, direttore generale di RCS Sport ha sottolineato la
centralità della Nazionale italiana nell’ambito delle strategie di Marketing.
“Lavoriamo con tante discipline ma la pallacanestro è per noi importantissima.
Lo scorso anno abbiamo organizzato il torneo Preolimpico di Torino e al di là
del risultato sportivo che non ci ha premiato, il riscontro di pubblico e di
interesse verso gli Azzurri è stato incredibile. Sarebbe interessante spalmare
la visibilità dei nostri giocatori per 12 mesi, in questo senso la finestra
invernale prevista da FIBA viene incontro alle nostre esigenze. Ci aspettiamo
anche una crescita importante dal movimento femminile, il progetto dedicato
alle ragazze del 2003 presentato oggi dal presidente Petrucci potrebbe
costituire un’altra opportunità di Comunicazione interessante, sulla scia di
quanto fatto anni fa con “Ginnaste”.
E’ stata poi la volta del presidente della Legabasket Serie A Egidio
Bianchi. “Abbiamo provato a ri-valorizzare il campionato di Serie A attraendo
nuove generazioni di tifosi, che garantiscano una rinnovata e costante crescita
del movimento in Italia. Riportare il fan al centro dell’attenzione,
ascoltandolo e agendo con coerenza. Questa è la nostra missione”.
Modello NBA
Relatori: Pietro
Basciano, Carlo Mornati, Umberto Zapelloni
Il primo a parlare è stato Ed Epsworth, Vice-Presidente EMEA, che ha
elencato sommariamente i principi che regolano la NBA, il campionato
professionistico statunitense.
Poi è stata la volta di Pietro Basciano, presidente della Lega Nazionale
Pallacanestro. “La nostra è una Lega dinamica e in crescita. A nostro avviso è
necessaria la trasformazione di impianti sportivi in centri di aggregazione. Il
nostro modello negli ultimi anni si è rivelato vincente, per tante ragioni:
l’equilibrio in campo, l’incertezza delle fasi finali dei campionati, l’aumento
di spettatori e incassi, l’incremento dei ricavi da sponsorizzazione, i tanti
giocatori italiani in campo, l’attenzione al reclutamento e ai settori
giovanili da parte di molti nostri club. Penso all’A2 come una possibile lega
di sviluppo, che lavori in sinergia con la Serie A condividendo strategie e
obiettivi”.
Così il Vice direttore
della Gazzetta dello Sport Umberto Zapelloni: “Il modello delle franchigie nel
mondo dello sport va preso in considerazione perché spesso è sinonimo di
business. Lo stesso basket europeo con l’Eurolega sta sperimentando il modello
del campionato chiuso ma non sono sicuro che abbia prodotto del basket
migliore. Ha prodotto più partite di cartello, più sfide tra big, ma finora
alla vigilia della Final 4 non mi sento di dire che la qualità del gioco abbia
avuto un salto in avanti. La NBA? A chi non farebbe gola un campionato con 18
grandi città, 18 piazze con palazzetti da oltre 5000 posti. Una risposta potrei
darla leggendo l’Albo d’oro del nostro campionato. Quante favole straordinarie
come quella di Cantù non avremmo potuto raccontare se avessimo ridotto la Serie
A in una lega chiusa riservata solo alle grandi piazze? Il campionato stile
NBA, senza retrocessioni e promozioni, non credo sia importabile. Uno sport che
non voglia diventare solo un business ha bisogno di promozioni e retrocessioni.
Se non ci fosse in ballo anche una retrocessione che senso avrebbe
Juventus-Crotone? Quello di cui ha più
bisogno il basket è il recupero delle grandi piazze che hanno fatto la storia
della pallacanestro, il recupero di città come Roma e Napoli. Ma non serve
annetterle per editto papale, serve che arrivino nella massima serie perché
alla fine di un programma di crescita”.
Carlo Mornati, vice Segretario del CONI, ha definito il basket lo sport
olimpico per eccellenza ribadendo la centralità degli sport di squadra negli
appuntamenti olimpici stessi. “La tutela delle Nazionali è una nostra priorità,
in questo senso auspichiamo formule di campionato che consentano soprattutto
agli atleti italiani di esprimersi e di valorizzarsi. Il miglioramento passa
attraverso la trasformazione qualitativa del prodotto: dal semplice evento
sportivo è necessario passare all’entertainment favorendo la partecipazione di
nuclei familiari per abbassare l’età media degli spettatori ricreando modelli
societari che favoriscano una maggiore identificazione da parte degli
appassionati”.
Impiantistica
Sportiva
Relatori:
Francesco Romussi
Francesco Romussi, amministratore delegato Coninet, ha parlato di una
nuova e diversa cultura del management dell'impiantistica sportiva utilizzando
le tipologie già esistenti a favore sia degli atleti che utilizzano gli
impianti di base, sia degli spettatori delle strutture che possono ospitare i
grandi eventi. La necessità di gestire gli impianti sportivi con manager ad
hoc, anche a prescinder dell'evento sportivo e che coinvolga il pubblico in
esperienze che prolunghino la presenza nella struttura sportiva, è la sfida da
affrontare. "Il nostro competitor è il centro commerciale, dove gli
spettatori possano rimanere a proprio agio oltre il momento sportivo”.
Tesseramento
Atleti Stranieri
Relatori: Bogdan
Tanjevic, Umberto Gandini, Demetrio Albertini
Umberto Gandini, Amministratore Delegato dell’A.S. Roma ha lamentato una
scarsa identificazione tra tifosi e squadra di riferimento. Colpa anche delle
finestre di mercato sempre aperte, a differenza del calcio. I problemi della
Nazionale non possono essere risolti esclusivamente con regole restrittive nei
confronti degli atleti stranieri.
E’ stata poi la volta di
Demetrio Albertini, dirigente sportivo ed ex vice-presidente della Federazione
Italiana Giuoco Calcio. “Voglio sottolineare l’importanza delle seconde
squadre, nel calcio come nella pallacanestro, perché così si possono allevare
nel modo più efficace i migliori talenti. Lavorare forte sul Settore Giovanile
incrementa il senso di appartenenza dei giocatori e del pubblico, in Italia in
questo senso abbiamo ampi margini di crescita. Nel nostro campionato normalmente
devi arrivare a 24-25 per toccare le 100 presenze, in Spagna accade a 21-22
anni”.
Battitore libero del
Summit, che ha visto il confronto costruttivo con i tanti giornalisti presenti
negli studi di Sky Sport, è stato Bogdan Tanjevic. “Possiamo imparare tante
cose dalla NBA, ad esempio la lealtà e il fatto che ci sia un solo grado di
comando, ovvero il Commissioner. Negli Stati Uniti gli arbitri sono spesso ex
giocatori e sono estremamente professionalizzati. In Italia vedo tanti
giocatori stranieri che in campo pensano solo ai fatti propri, gente che
palleggia 25 volte e poi tira. Squadre con poca identità. Mi piace più il
campionato di A2 rispetto a quello di Serie A perché vedo entusiasmo e tanti
giovani che in campo danno tutto. E poi ci dobbiamo mettere d’accordo sulla
definizione di giovane. Sento dire che ancora lo è Amedeo Della Valle, che ha
già 24 anni. Io a 24 anni ho smesso di giocare…”.
Ufficio Stampa FIP