Parlando di basket, sui temi del rimbalzare e del rotolare si potrebbero scrivere dei trattati, tanta è non solo l'attinenza con il gioco in se, ma anche la forza rappresentativa per una delle tante metafore di vita offerte dalla pallacanestro. 

Ed è proprio al rotolare e rimbalzare che la quarta protagonista dopo Pastore, Consolini e Battisodo, della rubrica #Club delle 300, Benedetta "Beba" Bagnara, ha voluto legare il suo percorso, iniziato nella "sua" Bologna appena più di 20 anni orsono.

Una strada che l'ha portata a giocare (52 partite con un high di 14 punti segnati in due occasioni) e a vincere anche una medaglia d'oro con la maglia della Nazionale ai Giochi del Mediterraneo di Pescara 2009, e a percorrere in lungo e in largo la penisola (Bologna, Reggio Emilia, La Spezia, Livorno, Umbertide, Lucca, Venezia, Ragusa) fino a ritornare nella sua Emilia, a Vigarano, dove i numeri raccontano di una stagione in cui ha migliorato il suo high in A1 (24 punti e 36 di valutazione contro Torino).

Fin qui 345 partite giocate in A1 e oltre 2800 punti segnati (quinta nella classifica tra le giocatrici in attività).

Se le tappe della sua carriera rappresentano il senso del rotolare, non c'è dubbio che il rimbalzare in alto racconta la straordinaria capacità di Beba di rialzarsi, dagli infortuni innanzitutto. E se è vero che tanto più forte si schiaccia la palla a terra tanto più alto è il rimbalzo verso l'alto della stessa, ci piace lasciarvi al racconto di #BebaBagnara immaginando che quanto più si tocca il fondo, talvolta, nella vita, tanto più abbiamo tutti la capacità di risalire di slancio, verso l'alto!


Buona lettura a tutti!


CLUB #300 - Benedetta Bagnara

Una vita rimbalzante e rotolante.. proprio così... piena di emozioni, un percorso che rimarrà sempre nel cuore. 

Una passione che è nata a 10 anni nella Bologna che per tutti era "Basket City". Dario Bellandi (ti mando un bacio con il vento).., il mio allenatore, aveva visto in me qualcosa di speciale,  e così assieme ai miei genitori non ci siamo fatti sfuggire l'occasione. 

Abbiamo aperto il famoso libro e iniziato a scrivere l'Avventura.

Le tappe del mio rotolare.
Come non partire da Reggio Emilia, la mia prima stagione in A1, e da Lollo, sì proprio lui, Lollo Serventi, che decise di prendersi cura di me. Sono stati anni indimenticabili. 
A 15 anni prima volta lontano da Bologna, nuova casa, nuova scuola, nuove compagne. La cosa più bella ed emozionante era entrare al palazzetto correre sudare e imparare, individuali come se piovessero e allenamenti con la serie A.
Fame di crescere, di migliorare.., di realizzare i miei sogni.
Il mio allenatore mi ha sempre insegnato a non mollare di un centimetro, a mettere tutta la passione in quel campo, solo col duro lavoro puoi ottenere i risultati, quelli veri.. Era nata una grande sintonia. Sono stati anni davvero importanti e mi hanno fatto capire che potevo provare ad intraprendere la mia carriera in serie A. 
Si, potevo farcela, e dipendeva tutto da me.

Un ricordo indimenticabile che porterò sempre nel cuore sono le finali under 18 a Jesolo, il mio primo "stato di flow" (avevi ragione Lollo, il duro lavoro prima poi paga, e vola solo chi osa farlo. Grazie di cuore).

A seguire il meraviglioso momento con la nazionale under 20 europei a Brno con coach Lambruschi abbiamo sfiorato la semifinale. Fu un europeo euforico. Battemmo la Germania, nostro nemico da sempre, e la Russia, votata una delle squadre più forti... #soddisfazioni. 

Ecco in questo periodo mi chiamarono due università americane, i college di Boston e di Miami.., ma non andai. Forse ora a distanza di 16 anni probabilmente ci andrei, questo è l'unico rimpianto.

Uno dei momenti più tristi fu l'anno dopo, un grave infortunio al ginocchio con la nazionale under 20 che mi impedì di andare a Sofia all'Europeo. Fu un momento molto duro perché a quell'età vivi di basket come l'aria.., fai fatica ad accettare che non sei invincibile. 
Si è vero, po la vita te lo insegna, sono incidenti del mestiere grazie ai quali inizi a formarti, e a capire cosa vuoi davvero e quanto sei disposta a "perdere" pur di ottenerlo. 
Io capii cosa volevo, ripetendomi come un karma: "Io voglio tornare presto in campo." 

E così fu!

Dopo un'estate di riabilitazione e duro lavoro iniziai una nuova stagione a La Spezia in A1 con un grande staff medico che mi seguì passo dopo passo, e dove incontrai un grande allenatore di esperienza, "Il Giova", Giovanni Papini, che mi insegnò a sorridere sempre. Ad avere meno fretta. Mi mostró come si è capaci a combattere e a sorridere alla vita. In ogni momento ("Un abbraccio forte fin lassù Giova").

Altri anni come Livorno e Umbertide sempre in serie A1, sono stati anni di transizione un pò difficili, alla ricerca delle qualità vere di qualcosa che mi potesse dare sicurezza, stabilità. 

Arrivata a Lucca trovai ciò che cercavo, qualcuno che mi mettesse in riga, fisicamente e mentalmente, e che mi desse delle regole, che potessi farmi stare stabilmente in un sistema di squadra. Era la famosa "squadra ragnatela", come la chiamava il suo condottiero Mirko Diamanti.
"Noi dobbiamo andare come treeniiiii, dobbiamo avere il fuoco dentro", amava urlare per motivarci. E così era. 
Quanta forza che avevamo. Non ho mai preso così tanti sfondamenti in tutta la mia carriera! 

Quegli anni furono speciali, perché incontrai grandi persone, e una in particolare mi incuriosiva tanto perché ne avevo sentito parlare, e l'avevo vista giocare in squadre importanti. E a Lucca ebbi la fortuna di averla come compagna di squadra: Mery Andrade.

Mery mi ha insegnato tanto, ad essere umili a lavorare sodo a difendere la squadra, le compagne e ad aiutarsi sempre nel momento del bisogno. 

Che carisma, che forza della natura. L'anno più bello fu quando arrivammo in semifinale fino gara 5 contro Taranto (che squadrone che era), che vinse poi lo scudetto contro Schio. 

Fu una battaglia, leale e vera. Una semifinale così la rigiocherei ancora!

A Lucca mi legheranno sempre tanti bellissimi ricordi.., e andai via portandomi dietro un grande carico di emozioni da quella città.

Una cosa ci tengo a dire prima di proseguire nel racconto: mi è dispiaciuto tantissimo aver rinunciato alla Nazionale.., avevo dei motivi personali.
Ma non ha mai smesso di mancarmi la maglia azzurra, l'ho sempre indossata con il cuore e portata nel cuore.

Stagione nuova e squadra nuova, con Venezia e la sua atmosfera magica ad accogliermi, e una grande società: solida, seria e carismatica e anche lì ho vissuto momenti belli e altri difficili, soprattutto a livello personale. 

A volte la tua vita non va sempre come ti aspetti, ci sono ostacoli duri e tortuosi che devi affrontare per forza, e il basket in questi casi è una grande medicina.

Questo tipo di vita ti porta a fare grandi sacrifici, scelte, e allo stesso tempo ti fa capire il vero valore delle piccole cose. Il vero e puro valore della famiglia, che non smette mai di credere in te, con un mix tra mamma generosa e dolce, un papà grintoso e che non molla di un centimetro e gli esempi dei fratelli maggiori, e dei nonni pieni d'Amore.
Tutto questo ti da la forza di andare avanti per qualcosa di vero e importante (ringrazio anche il mio procuratore che non ha mai smesso di starmi vicino, in modo sincero,soprattutto come un amico); una vita " otolante e rimbalzante" in cui amori e amicizie vanno e vengono, e capisci che quelli che restano, alla fine, sono solo quelli veri.., quelli che contano per davvero e che ti danno grandi energie, regalandoti meravigliosi sorrisi.

Due anni indimenticabili anche quelli di Venezia, in cui ho scoperto una città bellissima ed ho capito di avere una grande forza e voglia matta di cercare la MIA Felicità ... Che anno importante, in tutti i sensi!

Dovevo starmene un pò per conto mio e ho deciso di andare un pò lontano da tutto e da tutti. Così è stato. 

Dopo Venezia decido di fare un " assaggio baseball" che attraversa tutto lo stivale fino a Ragusa, una città calorosa e piena di passione. Stagione purtroppo caratterizzata da un infortunio particolare, che ha inciso parecchio su presenze e rendimento.

Va bene, mi sono detta, ok Beba non fa niente, riproviamoci. Andiamo avanti!

Avevo desiderio di ritornare a casa, di avvicinarmi, e cosi è arrivata l'opportunità di Vigarano, squadra (e società) in cui ho la possibilità di esprimermi e di avere delle responsabilità. Di provare qualcosa che da tempo mancava. Grazie.

La passione per questo sport è indelebile dentro me. Il basket mi ha formata, mi ha fatto capire chi sono, e le persone speciali sincere e vere che ho incontrato ho deciso di portarle con me sempre. 

Ha fatto sì che potessi diventare ciò che sono ora!

Grazie vita rimbalzante, tu che sei e rimarrai sempre viva nel mio cuore.

Bebabagnara#13 

 

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