Appunti dal campo, attraverso un numero, una statistica insieme alle parole di chi è protagonista, per provare ad arrivare ad un pensiero tecnico.

23 punti in 24’. 2 su 4 da 2, 4 su 8 da 3, aggiungendo 4 rimbalzi e 2 assist. Questi i numeri di Irene Pieropan nella vittoria a Bolzano della sua Castelnuovo Scrivia.

10 anni, 10 squadre. Può essere una serie di occasioni, può essere un’etichetta negativa. Parte da questa provocazione il parlare con Irene. “A 14 anni sono andata via da Vicenza per andare a Parma. Poi quasi non mi sono accorta di essere sempre in una nuova città”. Non è soltanto una nuova squadra, un modo di giocare differente, anche avere posti che senti tuoi. “La prima fotografia è quella di un piccolo parco a Parma, vicino al teatro Regio. Mi fermavo dopo la scuola, oppure per andare a mangiare un gelato. Un luogo importante. Dove sono cresciuta.” Capisco che nel silenzio il pensiero di Irene disegna un sentiero sulla sua cartina geografica, ma l’arrivo è casa. “Il Bar Borsa, a Vicenza vicino alla Basilica. Mi sento a casa li’. Ritrovo per una chiacchiera. Per un aperitivo.” E dopo aver ascoltato che “La capacità di star bene con me stessa mi ha aiutato. Passeggiare, leggere, ascoltare musica, cercando -e trovando- la mia stabilità. In solitudine”, la prima domanda, quasi provocazione, me la sono dimenticata. Non serve più.

(Ri)trovata, (Ri)partire. (Ri)nascere. Raccontandosi Irene parla della “mia capacità di ritrovarmi in un posto nuovo”. Poi continua racconta di avere il piacere di avvicinarsi a casa per -ancora- ritrovarsi. La sua appassionata lettura di biografie di protagonisti dello sport (“di come tutti possono essere caduti e poi si sono rialzati”), di come trovare la spinta per rinascere. Sempre quel -ri, che a volte è indispensabile, dopo un momento difficile. “Come quando mi sono rotta il crociato a 19 anni, un momento complicato che mi ha aiutato a guardare tutto in modo diverso”. Lo sottolinea con un esempio semplice “Odiavo correre, proprio era qualche cosa che non volevo fare. Adesso sento il piacere di correre anche 15-16 km”. Semplice e che spiega. E quando le faccio notare che ha già usato tante volte quel prefisso, quel -ri che sembra essere una necessità di girare la pagina, Irene è pronta, nessuna esitazione “Troppe volte si da la colpa agli altri. Troppe volte ci si nasconde nel dipendere da situazioni esterne. Troppe volte si sceglie la strada di una scusa.” E quel -ri significa non cercare alibi, ma avere un atteggiamento responsabile. Tuo.

Amica di me stessa. Ogni giorno. Per non fermarsi. Per non fermarsi quando si sente in difficoltà (“Difficoltà è non riuscire a dare tutto quello che vuoi. E non è questione di impegno. E quando non sento il gioco che parte da dentro. Dall’emozione”). Per non fermarsi, dopo essersi laureata in Scienze della Comunicazione ,e cercare un Master. Per non fermarsi a pensare di aver giocato quasi sempre in A2 (“Mi sento protagonista”). Per non esitare a tirare da 3 dopo aver fatto la domenica precedente 1 su 8.

Ciambellone. Un dolce, un dolce che sa di fare bene. “Mi piace cucinare. Mi piace farmi da mangiare, per me o per qualcun altro”. E chi assaggia il suo ciambellone può sentirsi scelto. Per aver sorpassato la sua discrezione e riservatezza. Un buon ciambellone non per tutti. E ancora più buono, quindi.

 

Marco Crespi

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