Appunti dal campo, attraverso un numero, una statistica insieme alle parole di chi è protagonista, per provare ad arrivare ad un pensiero tecnico.

Ultime tre partite. 9 su 15 da 3. Va beh, sono solo tre partite. Ha giocato cinque partite con la maglia di Ragusa e sta tirando da dietro la linea con il 47%. Va beh, sempre troppo poche. L’anno scorso a Girona in Eurocup con il 48%. L’anno prima in Australia con il 45%. E nella sua prima volta con la maglia azzurra in Croazia, in una partita importante, 2 su 3. Numeri e percentuali di Nicole Romeo, che cancellano ogni "va beh”.

“Naturale e enjoy.” Così Nicole descrive il suo percepire il tiro da tre punti. “Sentivo naturale tirare da quella distanza. Già a dieci anni ci provavo. E ci arrivavo qualche volta. Mi piaceva. Mi ricordo che, una volta in una partita, a sedici anni, segnai undici triple. Mi piaceva ancora di più.” Proprio enjoy, che è qualcosa in più di divertente. È respirare insieme a quel pallone che parte, seguirlo con gli occhi. Ascoltare la musica del “solo rete”. Oppure il rumore del ferro. E volere di nuovo il pallone in mano, per il prossimo tiro. Senza sosta. Senza pausa di piacere.

“Delusa”. La delusione, l’ha provata Nicole per non essere mai stata chiamata con una Nazionale Australiana. “Leggevo le convocazioni e mi dispiaceva. Se venivo a sapere di infortunio nel mio ruolo, ricominciavo a sperarci. Mai. Non mi hanno chiamato mai”. Ma era un aumentare la mia motivazione. “I love the game. Allenarmi di più. Allenarmi oltre all’allenamento di squadra, questa era la mia reazione.” Guardando ogni video di Becky Hammon (oggi nel coaching staff di Popovich con gli Spurs). Cercando di copiare ogni movimento. Facendo suo lo step back, anticipando la necessità che indica il basket di oggi. “Poi Kyrie Irving, il suo ball-handling al servizio del suo 1c1”. Le delusioni sono opportunità. Se non ti fermi a lamentarti, a sentirti vittima, ma le usi come motivazione. Anche scegliendo un modello di riferimento. Per sognare.

“Fashion”. Nicole ama la moda, ama il bello, ama guardare un abito, ama buttarsi dentro un paesaggio. “Mi chiedi cosa mi piacerebbe indossare in una occasione di speciale ? Come prima cosa mi piacerebbe guidare una Maserati, poi vestita di nero, firmato Gucci”. Ma immaginando un paesaggio dove si è sentita dentro la bellezza, prima risponde New York, poi si corregge e sceglie la barriera corallina, facendo snorkling tra Australia e Nuova Zelanda. E poter giocare a basket, il sogno da bimba, essendo pagata e potendo vivere in differenti Paesi, conoscere gente e culture diverse, è qualche cosa che le rimane dentro. Le fa sentire quando possa godere della sua vita. Accompagnando il pensiero con un bicchiere -magari- di Pinot Nero.

“More”. Di più. È l’immediata e semplice risposta quando le chiedo qual è il pensiero che le sale dentro quando vede la sua foto con la prima maglia della Nazionale. La maglia azzurra a cui aveva cominciato a pensare quando ebbe tra le mani il suo passaporto italiano. Di più. Più significa più partite, più occasioni, più vita in comune insieme a persone “che dal primo giorno mi hanno fatto capire quanto era bello”. E con cui sognare. “Sognare le Olimpiadi”. Si può dire. Non si devono mai nascondere i pensieri ambiziosi. Mai.

 

Marco Crespi

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