Kathrin Ress ha appeso le sue scarpe al chiodo in estate, ma l’amore per la palla a spicchi non è di certo scemato. Un esempio di talento unito a una grande cultura del lavoro, che forse è un “vizio” famiglia vista la somiglianza cestistica con il fratello Thomas.

Una lunga carriera, sia con le maglie di club che con quella Azzurra…
I quattro anni a Boston College, poi 28 presenze in WNBA con le Minnesota Lynx. Dopo l’esperienza americana l’Europa: gli inizi con Schio, poi le parentesi di Gran Canaria, Faenza e Lucca, per poi tornare nuovamente a vestire la maglia scledense. La scorsa stagione, dopo Napoli, il ritorno nella sua Bolzano per la seconda parte della stagione.
Nella sua carriera ha vinto 5 Scudetti, 4 Coppe Italia, 5 Supercoppe Italiane e una EuroCup. In Azzurro ha totalizzato 135 presenze, segnando più di mille punti (1022 per l’esattezza) disputando ben 5 Europei.


Con Kathrin partiamo dagli inizi, dalle prime volte in cui ha preso in mano la palla a spicchi. Ha iniziato per divertimento, un po’ come tutte, poi la cultura del lavoro e una grande dose di talento innato le hanno permesso di trasformare il divertimento in qualcosa di più serio: “Credo non ci sia un età in cui si decida di far diventare la tua passione il tuo lavoro. Ho iniziato a 11 anni e non ho fatto altro da lì… Poi le tante ore in palestra, tanto lavoro e qualche sacrificio hanno trasformato la pallacanestro nel mio lavoro”.

Un lavoro che porta con sé tanti ricordi ed emozioni vissute durante gli anni in giro per i parquet di tutto il mondo, tra ricordi e qualche rammarico: ”Ogni squadra con cui ho giocato e ogni luogo in cui ho vissuto ha un posto particolare nel mio cuore. In America, sia all’High School che al College, ho avuto delle belle soddisfazioni, vincendo anche la conference della Big East al mio primo anno a BC. A livello di Club direi il primo anno tornata dall’America in cui oltre allo scudetto abbiamo anche vinto la FIBA Cup (con Schio n.d.r.). In Nazionale ho forse l’unico rammarico di non aver mai portato a casa nulla di significativo in termini materiali ma certamente esperienze e amicizie internazionali che altrimenti non avrei potuto maturare”.

Kathrin è anche madre, felice e orgogliosa di ribadire come la carriera sportiva e la maternità siano perfettamente compatibili, nonostante qualche scetticismo a cui lei risponde così: “Essere mamma credo sia la gioia più grande per tante donne, donne che anche spesso lavorano. Questa domanda mi viene fatta spesso… Come fai? Faccio come fa qualsiasi mamma che lavora. Sì, il nostro è un lavoro forse ‘diverso’ ma tutto è possibile con un po’ di organizzazione, qualche riposo pomeridiano in meno e qualche serata in più a sistemare casa e preparare per il giorno dopo”. 

Un esempio per tante bambine che hanno visto in lei un idolo, una giocatrice sempre sorridente e corretta. La ricetta è semplice, piccole cestiste prendete nota: “Alle giovani consiglio di godersi il viaggio, accettando le ore di duro lavoro, i sacrifici, le lacrime, le gioie e i legami che arriveranno strada facendo”.

Solo un piccolo rimpianto. Avendo a disposizione la macchina del tempo la utilizzerebbe per tornare in un preciso momento della sua vita: “Tornando indietro al college forse cercherei di vivere un po’ di più la vita universitaria, rimpiango il fatto non essere tornata a BC per la mia ‘graduation’ quando ero già con le Minnesota Lynx”.

Grazie Kathrin per l'esempio che hai dato e che continuerai a dare...
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