"La bellezza di un viaggio non è il punto di arrivo ma il viaggio stesso". Laura Macchi ha riflettuto così su una carriera lunga e ricca di successi, vittorie e traguardi: un viaggio che ha una costante, quell'uscita dal mondo del basket giocato in punta di piedi, così come era entrata, ma è anche un uragano di emozioni e sensazioni speciali che è stata la sua carriera.

Laura, ma probabilmente è più giusto, di qui in poi, semplicemente parlare di "Chicca". Perché proprio lei ha candidamente ammesso in passato di non girarsi più quando qualcuno la chiamava col suo nome di battesimo, ma soprattutto perché ormai Chicca è un nome che le appartiene, con cui è riconosciuta e identificata: e quando quello che era partito soltanto come un nomignolo diventa uno dei nomi più riconosciuti della pallacanestro italiana, capisci la grandezza di chi lo porta.

640 presenze in Serie A1 (seconda all-time), 8172 punti a segno (anche qui seconda all-time). Tra Como e Schio 9 scudetti, 8 Coppe Italia, 11 Supercoppe, 1 EuroCup. In Nazionale un totale 113 presenze e 1387 punti, e due medaglie d'argento (Giochi del Mediterraneo 2001 e Universiadi 2003). Due stagioni in WNBA con le Los Angeles Sparks, nel 2010 una convocazione per l'All Star Game FIBA. Un percorso da vincente, fatto di istantanee in cui spesso Chicca è stata decisiva, come poche, con la sua classe, il suo talento, semplicemente con l'esperienza. Perché per anni, se dalla tua parte avevi Macchi, sapevi già da chi andare nei finali di partita, quando la palla scottava di più e c'era una responsabilità da prendere.

Ripercorrendo con Chicca la sua carriera c'è una gran novero di storie, aneddoti e racconti su ventidue stagioni giocate di Serie A. Impossibile ripercorrerle tutte nel dettaglio, proviamo a rompere il ghiaccio chiedendole un aneddoto dai suoi anni con Varese e Como: "Sicuramente ripercorrendo l'esperienza di A1 a Varese (1998/1999) ci sarebbe da raccontare un aneddoto al giorno, è stato un periodo davvero incredibile. Spostando l'attenzione su Como, ricordo una delle prime riunioni post-partita: vinciamo una gara di poco, soffrendo, e al termine il presidente Pennestrì entra in spogliatoio, ribalta un tavolo e commenta 'Noi siamo la Comense, non possiamo giocare così superficiali!'. Quell'episodio è stato importante perché è lì che ho compreso appieno cosa vuol dire giocare da professionisti, e le responsabilità che ne conseguono".

Quando per una carriera lunga come quella di Chicca chiedi il momento più emozionante, solitamente c'è sempre una piccola pausa, un momento d'incertezza per provare a scorrere mentalmente, come un film, tutto il proprio percorso. Con lei, però, la risposta è abbastanza immediata e non potrebbe esser altrimenti, perchè tutto rimanda a una delle giocate più iconiche, il "The Shot" della pallacanestro femminile italiana: "Il momento più emozionante della carriera penso sia senza dubbio quello del 2015, la vittoria dello Scudetto col canestro rovesciato in Finale contro Ragusa, mentirei a dirti qualcos'altro perché è sicuramente quello". Meno scontata la risposta quando si parla di maglia Azzurra, ma comunque significativa: "In Nazionale non penso a un momento che riguarda un risultato, ma un'emozione. Sicuramente gli Europei del 2017 quando sono tornata a Praga a due giorni dall'operazione alla mandibola (dopo l'infortunio durante Italia-Turchia, ndr). Sull'aereo mi sono accorta di avere un male incredibile e pensavo 'Ma cosa diavolo ci fai su un aereo? Che sei matta!' e invece sentivo comunque che c'era qualcosa, come un cerchio da chiudere".

Chicca grande vincente, ma anche grande scorer. Una delle più forti nella storia della pallacanestro italiana: come abbiamo detto 8172 punti a segno in A1, un dato che la colloca solo dietro alla grande "Cata" Pollini (8381 punti, distanza decisamente esigua). Quando le parliamo di questo aspetto, all'inizio rimane un po' spiazzata ("Lo scopro adesso, non ne ero a conoscenza"), poi commenta: "Assurdo a pensarci, non me lo sarei mai aspettato quando ho iniziato a giocare. Ovviamente sapevo di voler fare qualcosa di importante, specialmente quando ho iniziato a vedere la pallacanestro un po' più seriamente, ma non mi sarei mai aspettata di raggiungere un traguardo del genere. Devo dire la verità, penso che sia un onore, il mio ringraziamento speciale va a tutte le giocatrici e ai coach che mi hanno aiutato ad arrivare così in alto in questa particolare classifica".

Per chiudere, ci togliamo una curiosità prima di ringraziare Chicca e salutarla. Un commento sulle tante le giocatrici incrociate, da compagne o avversarie, in una carriera lunghissima, e su chi l'ha colpita maggiormente: "Fare un solo nome sarebbe un sacrilegio, quasi imbarazzante, avendo giocato con e contro grandi giocatrici sia negli USA (penso subito a Taurasi e Swoopes), che in Italia. Qui ho avuto la fortuna di giocare con tantissime professioniste sia italiane che straniere, tantissime campionesse: se devo scegliere però il nome che faccio è quello di Viviana Ballabio, perché mi ha dato sicuramente il giusto imprinting".

Un imprinting da vincente, per una carriera che, come un uragano, ha travolto avversari su avversari. E cambiato per anni il panorama della pallacanestro italiana, il regno di "Super" Chicca. Grazie di tutto, campionessa.

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