(da Tuttosport, pag. 26, 3/8/2023 - a cura di Piero Guerrini)
Dal 20 maggio scorso Garba ha lasciato la presidenza della federazione spagnola, leader al di fuori della Nba, per diventare presidente di Fiba Europe. Argento olimpico, campione di tutto eccetto d'Eurolega, due stagioni NBA segnate da infortuni, Jorge Garbajosa è stato l'esempio di lungo che apriva il campo. Emerso da
noi dopo la crescita al Baskonia,
nella Benetton Treviso. In campo
mostrava intelligenza superiore,
da anni dimostra che il basket per
crescere deve puntare su persone di pallacanestro, che vengono dal campo.
Garbajosa, perché ha deciso di
lasciare la federazione spagnola per Fiba Europe e quali sono
gli obiettivi?
"Se guarda la mia carriera da giocatore, ho sempre avuto rispetto
per i contratti, però ho sempre
ascoltato le mie sensazioni. Quando arrivi in un posto hai obiettivi, una volta che li hai raggiunti, o senti di non poterli raggiungere pur avendo dato tutto, è il
momento di andare. In federazione spagnola ho vinto le elezioni 7 anni fa, in un momento
molto difficile dal punto di vista
sportivo ed economico. Grazie al
lavoro di squadra con un'equipe
di collaboratori, siamo giunti ai
100 anni della federazione, una
grande festa, come primi nel ranking Fiba, primi in Europa a livello femminile. Ho sentito che era
il momento perché avevo dato
tutto. C'è una squadra che continuerà a lavorare. Io ho sempre
avuto un buon feeling con Fiba,
ogni volta che andavo a un Board riflettevo su come fare le cose.
Ho pensato, ho parlato con mia
moglie prima di fare questo passo in avanti. Vogliamo far crescere il basket in Europa. Come? Ci
sono molti obiettivi per i prossimi 4 anni. Ho voglia, energia e
dopo 7 anni in Spagna esperienza per aiutare".
Tutti ammiriamo il sistema spagnolo, ma pochi o nessuno riesce a seguire l'esempio. Consigli?
"È diverso lavorare in una federazione nazionale o internazionale. In Spagna avevamo un grosso
problema, non c'era un programma sportivo per i settori giovanili. Con tantissimo aiuto da Sergio
Scariolo e altri tecnici, abbiamo
fatto un programma. All'inizio faticavamo però abbiamo avuto pazienza, fiducia nel lavoro dei professionisti con i ragazzini. Quello che ci ha portato al successo
ed è mutuabile è stato lavorare
insieme con gli allenatori, non
solo delle squadre top, ma con i
piccoli club. A prescindere dai risultati bisogna continuare a credere, senza cambiare, avere fiducia nel progetto e nelle persone. L'anno sorso abbiamo giocato
tute le finali giovanili maschili efemminili salvo una. Dopo tanti
anni di disaccordi e battaglie tra
lega e federazione lavoriamo assieme, non solo con il management, ma con i club. I nostri tecnici, preparatori, fisioterapisti girano e si spiegano. Importante è
mettere il giocatore e lo sviluppo
al centro. In Europa ci sono 50
federazioni, ognuna deve trovare un progetto, qualunque esso
sia. Il mio ora è: spingere tanto il
basket femminile, il 3x3, i paesi
piccoli. Cominciamo a supportarli per 4 anni con milioni di euro
perché i piccoli Paesi non hanno
risorse tali per svilupparsi. I criteri devono essere molto chiari,
come e dove spendere. Poi dobbiamo avere più donne manager,
sviluppare qualità in ogni settore.
Viaggerò un anno in tutta Europa, per spiegare, convincere, meglio: coinvolgere. Poi dovremo
essere sufficientemente flessibili
per cambiare se sarà opportuno".
Ha fatto cenno a Scariolo, al centro del vostro progetto tecnico
da anni. Lo avete tenuto anche
part-time. Ci può spiegare il vostro rapporto?
"Dovrei dire tante cose, le nostre
vite si sono incrociate tante volte.
La prima nel 1997 a Vitoria: due
anni assieme in cui lui mi ha fatto capire cosa si deve fare per diventare un professionista vero. Mi
ha dato l'indirizzo e questo mi ha
aiutato tantissimo per il prosieguo
della carriera, poi ci siamo ritrovati a Malaga, nel Khimki, anche
in Nazionale. Infine, da presidente è diventato il mio allenatore.
Sergio spinge tanto e mette pressione, ma sempre par far crescere l'organizzazione in cui lavora.
Questo è molto importante. Il nostro rapporto è molto profondo,
professionale e personale. Parliamo tanto e ci capiamo facilmente, anche con uno sguardo. Poi
pensa basket 24 ore al giorno.
Mi chiamava all'una di notte dal
Canada per dirmi di aver trovato
un ragazzo futuribile di 16 anni".
L'importanza delle finestre per
Fiba Europe e per le singole federazioni: la Spagna ha allargato il
bacino di giocatori per la Nazionale. Ma non solo.
"Ogni cambio di regole è difficile, ma bisogna adattarsi. Ci siamo detti di provare in due modi
concreti a sfruttarle per crescere.
E anche su questo Scariolo è stato decisivo. Prima per scegliere i
12 giocatori potevamo pescare tra
1820. Oggi ce ne sono quasi 50.
Nel 2017 abbiamo fatto un raduno nei pressi di Malaga con pochi giocatori che non erano mai
stati in Nazionale. Nessuno capiva perché lo facessimo. Volevamo valutarli da vicino e far capire loro cosa significa indossare la
maglia. Un'altra osservazione sbagliata era: "chi gioca le gare della
Nazionale nelle finestre poi non
gioca in estate quando conta".
Nel 2019 quando abbiamo vinto il Mondiale e c'erano tre giocatori provenienti dalle finestre,
nell'oro di Eurobasket 2022 ben l'80% veniva dalle finestre. Per
noi è stata un'opportunità incredibile di sviluppo dei giocatori.
Poi c'è la promozione. La Nazionale gioca sempre nelle grandi
arene delle città principali: le finestre ci hanno permesso di portarla in città non grandi, o non di
basket. Per rendere popolare uno
sport bisogna portare la Nazionale in giro, renderla accessibile.
Vale anche per Fiba Europe e per
Paesi che non avevano esperienza di organizzare ad alto livello.
Parlo anche di ticketing, promozione, tv. Ora tutte le federazioni sanno come fare".
Finalmente Fiba Europe e Euroleague dialogano. Voi avete cominciato togliendo una finestra, Euroleague ha scelto di non sovrapporre il calendario a quella rimasta. Un inizio.
"È importante il primo passo.
Come in una maratona bisogna
cominciare. Per Fiba Europe è
fondamentale non avere più sovrapposizione di partite. L'ultima
volta c'era l'Italia che giocava e
in contemporanea o quasi Milano-Bologna di Eurolega. Ma resta tantissimo da fare. Dobbiamo avere la voglia di riordinare
il basket in Europa: non soltanto
le finestre, ma anche i campionati nazionali, chi possa giocare, quante competizioni di club
vogliamo in Europa: se 4 come
oggi o meno. Abbiamo un anno
o due per cercare di arrivare a un
accordo, non sarà facile, ma essere seduti allo stesso tavolo e poter parlare spesso è fondamentale. Non so se arriveremo a un
accordo però la comunicazione è
molto intensa, stretta. Dobbiamo
rimettere i giocatori al centro. Per
esempio non possiamo permetterci che Rudy Fernandez che vuole
giocare perché ama il basket giochi quasi 95 partite tra campionato, coppe, supercoppe e quant'altro. Dobbiamo salvaguardare la
salute e non pensare che un protagonista possa esserci sempre o
che sia al massimo. Significa anche salvaguardare lo show".
Il futuro degli Europei?
"Se parliamo di maschile, l'ultimo Europeo è stato il migliore
tra quelli recenti per organizzazione e livello tecnico, atmosfera,
intensità. Incredibile, Ora dobbiamo aiutare le federazioni che organizzeranno il prossimo a mantenere questo livello. Nel femminile, invece, abbiamo visto che il
pubblico non è stato come vorrei.
Dobbiamo pensare e trovare i motivi per cui non è stato così attrattivo. Cambiare per cambiare non
serve, dobbiamo trovare la strada giusta. E sempre sul femminile
dobbiamo pensare anche alle coppe. Col basket femminile abbiamo un'opportunità: sono stanco
di sentire che dobbiamo aiutare
giocatrici e club femminili. Dobbiamo dare loro valore. Ci sono
state partite di altissimo livello.
Se uno vede una partita, poi torna. Dobbiamo promuovere meglio, rendere più visibile. Partendo dai campionati Nazionali? A
volte le cose crescono dal basso
verso l'alto, a volte viceversa. Ci
sono momenti in cui devi fare un
grande sforzo promozionale per i
grandi eventi. Allora il pubblico,
i ragazzini e le ragazzine si interessano. L'anno scorso nella finale di Coppa della Regina c'erano
10mila persone. Giorni fa mi chiedevano se il successo giovanile in
Spagna sia stato dettato dai club o
dalla Federazione. Domanda senza senso perché il basket è uno. E
c'è una sola squadra".
Comunicazione, spettacolo: Fiba
ha compiuto un grande sforzo innovativo col campo "led glass",
pavimento in vetro (con paramenti di altissima qualità) su
cui proiettare immagini, per il
Mondiale under 19 femminile in
Spagna.
"Sono molto contento si sia partiti da un evento femminile di alto
livello. Un segnale, è questa la
strada da percorrere. È stato uno
spettacolo nello spettacolo".
Il rapporto di Fiba Europe con la
Nba che cresce a dismisura. E poi
aumentano i contratti two-way,
in G League si è pagati meglio, i
college hanno i contratti di immagine. Il rischio è vedere partire più giocatori anche giovani e
veder arrivare americani meno
forti. Si rischia l'impoverimento.
"Innanzitutto se un'organizzazione di basket cresce è sempre una
buona notizia. I fans Nba possono guardare anche il Real Madrid
o Milano. Dobbiamo trovare una
giusta collaborazione con la Nba,
dobbiamo spingerci a migliorare,
essere più attrattivi per i giocatori. Altrimenti le regole non servono. Quest'anno i fratelli Hernangomez tornano. A me preoccupa piuttosto chi va via troppo
presto, magari non gioca e frena
lo sviluppo. Ma il modo in cui lavora la Nba per fare crescere il
mercato e brand è un esempio.
Poi c'è chi dice che la Nba è solo
show. Io dico che bisogna trovare
un equilibrio. E la parola che mi
piace è "sportainment", sportintrattenimento. La partita è bella,
però vogliamo fans nuovi, giovani, che adesso hanno mille altri interessi, canali, offerte di intrattenimento".
Nba, ma tanti altri sport internazionali, pensiamo a tennis e F1, si
sono buttati sulle piattaforme. Il
basket europeo ci pensa?
"Ci sono 80 milioni di "corefans"
in Europa, non fan casuali. Sono
tanti! Potremmo costruire una
piattaforma per avere tutto il
basket che agli appassionati piace vedere. Campionati e coppe.
Importante è che il fan possa sapere dove andare se vuole guardare il basket".
Il suo rapporto con l'Italia, la federazione. E il ricordo più bello.
"L'Italia è una parte molto importante della mia vita. Sono stato 4
anni, indimenticabili dal punto di
vista personale e sportivo. Sono
arrivato a 21 anni e sono diventato uomo. Se non dovessi vivere
in Spagna, vivrei da voi. Nel 2015
prima di sposarci ho portato mia
moglie in Italia. Abbiamo fatto il
viaggio della nostra vita: presa la
macchina a Roma, abbiamo girato ovunque, comprese Toscana e
Veneto. A Treviso ho tanti amici.
Il rapporto con la federazione italiana è ottimo. Stimo moltissimo
il presidente Petrucci e per me il
Segretario generale Maurizio Bertea è una delle persone più affidabili e incredibili che ci siano nel
basket, membro di Fiba Europe e
del Comitato Esecutivo".
Il caso dell'Arabia, del modo arabo che irrompe nel calcio non solo
nell'organizzare grandi eventi,come lo vede anche per il basket?
"Io ho un bellissimo rapporto con
lega e federazione del calcio iberico. I problemi sono molto simili. È importante cosa sta facendo l'Uefa. Difendere la piramide del football come quella del
basket. Per me i campionati nazionali sono come il pranzo, l'Europa come quando si va a cena in
un posto speciale. Allora ti prepari. Sulla questione politicosociale, io non faccio politica, ma politica sportiva. Ci sono però compagnie in tutto il mondo che lavorano con quei Paesi. Ai Mondiali di
calcio mi hanno detto che c'è stata
un'organizzazione di altissimo livello. Noi facciamo sport. Il mondiale 2027 sarà in Qatar, Sono stato al meeting e abbiamo parlato
di organizzazione, arene, promozione, hotel di altissimo livello".
Caso delle naturalizzazioni. E l'eleggibilità si può uniformare, a
prescindere dai singoli contesti
politici? Per dire, l'Italia non ha
lo Ius soli.
"È molto difficile con 50 Paesi e
50 norme diverse sulla cittadinanza. La regola che solo un naturalizzato possa giocare in Nazionale è l'unico modo per tenere sotto controllo. Ormai tutti si
muovono così, abbiamo fatto in
Spagna con Lorenzo Brown. Ma
solo uno sarà in Nazionale. Per il
resto, il mondo è cambiato. E se
il mondo cambia, bisogna riflettere, studiare, capire se la norma
che abbiamo è corretta o se possiamo essere ancora più giusti.
Venticinque anni fa era raro vedere famiglie trasferirsi in Europa. Ora abbiamo ragazzi nati qui,
la Spagna ha i Garuba, ha Baba
Miller. Hanno tutti i diritti di giocare in Spagna. E questo vale per
tutti i Paesi".
Chiudiamo con i Mondiali. Previsioni? La Spagna è detentrice.
"Sulla Spagna non mi sbilancio
oltre quanto detto. Non è la più
forte, avrà assenze, ma è molto
compatta, ha un sistema, è figlia
di un progetto. Sui Mondiali si
parla di assenze, ma sono sicuro
che vedremo un basket di altissimo livello e grande intensità".