Settantanove anni, metà dei quali vissuti al servizio della gioventù selargina. Gabriele Cinus è icona di sport, generosità e amicizia del San Salvatore Selargius. Dirigente di lungo corso, restauratore di mobili antichi mai in pensione, Cinus è l’ultimo dei 19 che nel lontano 3 agosto 1976 si riunì, nell’oratorio di Selargius, per dare vita a una macchina che diventò, nel tempo, ancora di salvezza di almeno quattro generazioni. “Ci chiamò Don Giorgio Deiana – racconta con la sua consueta affabilità – era una caldissima sera d’estate. Tutti eravamo scettici, praticamente nessuno di noi faceva sport e non sapeva cosa fosse la pallacanestro”. Alcuni non ci sono più. Altri, una quindicina, seguono da dietro le quinte le sorti del sodalizio giallonero. “Sono tifosi, sostenitori, ma sempre attenti a  capire se stiamo andando nel verso giusto”.

Cinus, perché, però, è rimasto solo lei?
Perché Don Giorgio Deiana mi mandò una lettera. Lui mi chiamava “Mio Presidente”. In quella missiva mi disse: “il Basket San Salvatore è nelle tue mani”. 

Solo senso di responsabilità, dunque?
No. Credo moltissimo in questa società, e ancora di più nello sport in generale. Vero veicolo per la crescita positiva dei nostri giovani. 

Don Deiana oggi vive a Genova. Sarebbe felice di quanto state facendo?
Ne sono sicuro, sarebbe incredibilmente soddisfatto. 

Quali sono i principi rimasti immutati in via Vienna?
La democrazia, il senso di famiglia e lo spirito di sacrificio e collaborazione. Da noi non ci sono interessi di parte. 

Cosa è cambiato invece?
Oggi abbiamo anche voglia di crescere, grazie all’apporto di dirigenti moderni, competenti e ambiziosi. 

Siete in 9 nell’attuale consiglio direttivo. C’è un nuovo Gabriele Cinus?
Si, ma dovrebbe avere un pizzico di umiltà in più. 

Dodici allenatori, 250 atleti nella struttura comunale di via Vienna. Le altre società cosa dicono?
Rispettano il nostro lavoro. Li ringrazio per non aver mai fatto richiesta di spazi. Sanno che siamo al collasso. 

C’è un allenatore, tra tutti, che le è rimasto nel cuore?
Gabriele Follesa, ci ha aperto gli occhi facendoci capire che la pallacanestro non è solo entusiasmo e buona volontà. Con lui è arrivato il salto di qualità. 

Una giocatrice, invece?
Mettendo da parte mie figlie dico almeno quattro: Selene Perseu, Linetta Spiga e Roberta Salis, tra le sarde. Stefania D’Arenzo, tra chi è invece approdata dalla Penisola. Tutte hanno dato anima, corpo, infortuni e cuore per questi colori. 

Cosa risponde a chi dice che avete un occhio di riguardo per il femminile?
Falso. Distribuiamo le nostre risorse in perfetto equilibrio. Semplicemente, nel femminile, è più semplice arrivare ad alti livelli perché c’è meno concorrenza. Posso aggiungere un appunto?

Prego.  
Il femminile merita maggiore tutela, invece, dalla Federazione Regionale. Mi assumo la responsabilità di quello che dico. Chiedo alla Fip Sardegna di uscire dagli uffici di via Rockfeller e di applicarsi maggiormente per la crescita delle nostre ragazze. Perché purtroppo non lo sta facendo.
 

Cosa manca per fare un campionato di vertice in A2?
L’anima del San Salvatore. In questi ultimi campionati non l’ho vista. 
Staico rimane un’intoccabile sulla panchina della serie A. 
Si. Cambiarlo significherebbe portare un pizzico di novità e agonismo in più ma tanta anima in meno. Lui è il nostro faro. Una guida che ha nel sangue questi colori. Che senso avrebbe cambiarlo?

Le vuole dare, però, un consiglio per la prossima stagione?
Si. Vorrei che avesse più coraggio nel gestire le partite. Sa che da noi rischiare non equivale mai a una condanna. 

Dopo Arioli, quest’anno avete convinto anche Brunetti. 
Una giocatrice di questo livello che sceglie Selargius è un’altra grande soddisfazione. 

Ma non sarà che lei coccola troppo le ragazze?
Sono un padre di famiglia. Specialmente chi viene da fuori, ha bisogno di una figura simile a quella di un genitore. E’ mio compito viziarle. 

Cinus, se non ci fosse stato lei, dove sarebbe oggi il San Salvatore?
Esattamente dove è adesso. Non lo nego, sono stato una guida importante, ma tutti hanno lavorato per questo progetto. Un progetto che, per volere di Don Giorgio Deiana, non dovrà mai avere fine.


Grazie a Mauro Farris (Directasport.it)

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