Appunti dal campo, attraverso un numero, una statistica insieme alle parole di chi è protagonista, per provare ad arrivare ad un pensiero tecnico.

33 punti. 13 su 14 da 2, 1 su 6 da 3 e 4 su 5 ai tiri liberi, oltre a 3 assist, 3 palle recuperate e 4 rimbalzi. Un trentello per Giulia Ciavarella in trasferta, in Sardegna, in una vittoria.

“Non c’è mai un massimo”. Giulia risponde così, più volte, mentre si racconta. “Vado per obiettivi. Laurearmi per bene, e Campobasso è la combinazione migliore per studio e basket. Mi laureo nell’autunno 2019 e sento che in Magnolia lo staff ha voglia di crescere ogni giorno. Il tutto mi aiuta ad avere più visione”.

“Deprimente ed esaltante”. Usa proprio queste parole per raccontare il suo quotidiano. Giornate esaltanti, “quando ti svegli e non trovi nulla che ti possa far star giù di morale, non solo perché il giorno prima hai preso 30 ad un esame o abbiamo vinto una partita vera”. Giornate deprimenti “quando sono stata bocciata ad un esame, oppure ho litigato con la morosa. O dopo un litigio con il mio allenatore”.
E Giulia studia allo stesso modo ogni giorno, e si allena anche nelle giornate deprimenti, ma non si allena con la stessa faccia. Senza sorriso. In campo l’emozione ti accompagna sempre. Accendendo o spegnendo il sorriso. Una delle verità nell’essere in campo. Non ci si può nascondere.

“Campione del mondo”. Ha ricevuto il Collare d’Oro, massima onorificenza da parte del CONI. Ma non lo sente il massimo. “Non c’e’mai un massimo”. E ricorda l’ansia dopo la convocazione “La sentivo ancora di più pensando alle ragazze che erano state scartate. Cresceva pensando alla responsabilità verso le compagne. Inizialmente mi inibiva, quasi non riuscivo a palleggiare. Poi si è trasformata, da ansia in desiderio di giocare. DI sfidare le avversarie, di far rispettare alle più esperte la mia tenera età, il mio essere esordiente.” Ansia in sfida scendendo in campo.

“Mi piace stare da sola”. Un bisogno, stare da sola, avere momenti in cui essere da sola. Da sola, non sola. “Vado d’accordo con tutti e tutte. Ma non pensa si debba fare vita comune in ogni momento. Non penso si debba uscire sempre insieme. Penso che per essere squadra in campo, non conta essere gruppo per forza divertito fuori dalla palestra”. Un’altra verità dello scendere in campo.

“Boscaiola e kebab”. No. Non è una sfida al piatto preferito. Il primo quelle che le piace mangiare, ma cucinato da un’altra persona. Il secondo quello che vuole - probabilmente comprare- farcito da olive, mais, sottilette e non mi ricordo che cosa altro. Ho voluto perdere l’attenzione verso questa immagine non proprio brillante, come invece tutti gli altri pensieri di Giulia.

 

Marco Crespi

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