È un’estate particolare per il basket femminile italiano, che ha salutato in questa stagione giocatrici che hanno segnato un’epoca: da Raffaela Masciadri, che ha lasciato con un ultimo trionfo a Schio; sino ad Angela Gianolla che ha recentemente salutato il basket giocato per sedersi sulla panchina di Ragusa da assistente. Nelle calde giornate di quest’estate 2019 però, un altro ritiro ci ha colpito nel profondo, quello di una cestista sopraffina che tante emozioni ci ha saputo regalare sui parquet d’Italia e d’Europa. Kathrin Ress lascia il basket giocato. Lo fa dopo aver raccolto numeri e successi ovunque.
I quattro anni a Boston College, poi le 28 presenze con le Minnesota Lynx in WNBA e l’Europa: Schio, Gran Canaria, Faenza, Lucca, di nuovo Schio per cinque anni. La scorsa stagione, dopo Napoli, il ritorno nella sua Bolzano per quattro partite nella squadra della città che le ha dato i natali il 26 giugno di 34 anni fa. Nel suo palmares oltre a tanti premi individuali ci sono 5 Scudetti, 4 Coppe Italia, 5 Supercoppe Italiane e una EuroCup (nel 2008 con Schio). In Azzurro 135 presenze, scollinando oltre i mille punti (1022): dall'esordio il 30 agosto 2004 a Izmir (Turchia) contro Israele ha partecipato a cinque edizioni di EuroBasket Women’s ed ha mancato la sesta soltanto per il problema al ginocchio che ha condizionato la sua scelta di lasciare il basket giocato. Infine un impatto, sul nostro basket, che va oltre i numeri: noi l’abbiamo intervistata e abbiamo avuto tutta la sensazione di sentire una voce esperta, lucida, caratterizzata dalla sicurezza tipica di una veterana vissuta sul parquet.

Kathrin, partiamo dalla fine: parlaci un po’ di com’è arrivata questa decisione di dire addio al basket giocato.
Una decisione del genere di certo non arriva di punto in bianco, ma la consapevolezza di non essere al 100% fisicamente e il sapere che c’è ancora tanta vita davanti che voglio godermi mi hanno spinta a questa scelta! Avrei comunque preferito finire in un altro modo ma è andata. Qualche sgambettata mi capiterà sicuramente di farla ancora.

Ripercorriamo la tua carriera: tante squadre nella tua storia, con un’importante parentesi negli States per cominciare…
Ho girato parecchio soprattutto all’inizio del mio cammino che è stato movimentato e che mi ha formato come giocatrice e persona. Porto nel cuore gli anni passati in America sia per i ricordi sul campo (il mio primo anno di college abbiamo vinto la conference), che come esperienza di vita che mi ha formato come persona, coronata alla fine dei 5 anni con la stagione in Wnba.

A proposito degli Stati Uniti, sei stata una delle prime ad aprire la strada dell’esperienza al College negli USA nel percorso di formazione. Oggi è un fenomeno in crescita, qual è il tuo punto di vista in proposito.
Quando sono andata io non era così diffuso, credo fossimo io e Wabara dall’Italia a farla. Erano circostanze diverse e credo comunque che siano scelte personali da rispettare. Può essere che una ragazza lo faccia semplicemente per vivere l’esperienza americana, altre magari per il motivo che nella propria società trova poco spazio a livello senior, quindi è in cerca di motivazioni e stimoli diversi. Io sinceramente la consiglio perché questo sport sì lo hanno inventato loro, ma in generale l’America è una nazione che vive di sport di ogni tipo, ed è il come lo vivono, sia da atleti che da tifosi, che è da vivere. Per l’etica di lavoro, la passione e le ore che dedicano al migliorarsi individualmente, hanno il primato!

Dopo questa parentesi della tua vita, il ritorno in Europa e in Italia. Domanda difficile per una come te che ha vinto tanto: qual è l’esperienza più dolce che hai vissuto qui?
Direi proprio il primo anno, la stagione 2007/2008, tra Europeo Senior (anche se non è andato un granchè), EuroCup e Scudetto vinti col Famila Schio.

Invertiamo la prospettiva: i ricordi più amari.
Direi quelli legati al 2017 tra Nazionale e Club, lo Scudetto perso contro Lucca è stato un’esperienza amara così come l’infortunio a ottobre, in una stagione dove avevamo iniziato bene anche in Eurolega e in cui avevo pure trovato parecchio spazio sotto la guida di coach Vincent.

Hai parlato del 2017 e della Nazionale: anche qui, ti chiediamo qual è l’esperienza che hai vissuto con maggior amarezza.
Oltre a quell’anno, direi L’Europeo 2009, per non essere riuscita a giocare a pieno per un infortunio alla spalla e anche lì aver sfiorato il mondiale.

135 partite con la maglia Azzurra a livello senior ma non solo: aprendo l’album dei ricordi quello più dolce è…
Il mio primo Europeo Cadette, eravamo secondo me una bella squadra, che purtroppo poi si è persa, solo in poche siamo arrivate a giocare ad alto livello.

Abbiamo ripercorso, attraverso piccoli flashback, parte della tua lunga e fantastica carriera. Ma adesso vogliamo chiederti di futuro. Te la sei cavata egregiamente in vesti di commentatrice a Sky, ora avrai più tempo per te stessa e per la tua famiglia, ma pensi anche di continuare a dare il tuo contributo in palestra in qualche modo particolare?
Certamente, resterò comunque in palestra, mi piace l’idea di lavorare con i giovani, vorrei cercare di trasmettere il bello è anche il difficile di questo sport. Quell’etica di lavoro che ho vissuto in America, il saper fare sacrifici che poi alla fine ti ripagano sempre. Ho da imparare molto, infatti per ora vorrei fare molte ore di tirocinio, lavorando con allenatori che hanno esperienze diverse, con tante ore in palestra ad insegnare, per poter poi incorporare la mia esperienza di basket giocato e dare alle nuove generazioni il meglio.

Dunque Kathrin Ress lascia il basket giocato, ma rilancia anche col lavoro in palestra. Lì a dispensare la sua saggezza e la sua esperienza alla giovani. E anche una mentalità vincente con la sua classe e il suo stile, per creare i campioni di domani sperando che possano vincere ed emozionare come fatto da lei nel corso della sua folgorante carriera. In bocca al lupo “Kat”!

 

(Foto M.Ceretti/Ciamillo-Castoria)

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