1990, Wind of Change. La canzone degli Scorpions del
novembre di quell’anno, è sottofondo ideale per il clima mondiale all’inizio
dei ruggenti anni ’90: il Muro di Berlino è da poco caduto, mentre l’URSS accelera
la sua disgregazione. L’Europa della “cortina di ferro” muta sempre più
rapidamente. Vento del cambiamento, che nel suo piccolo travolge anche lo sport
italiano con l’esplosione del Meridione: nel calcio è l’epopea del Napoli, che
festeggia nel 1990 suo secondo scudetto con la firma di un certo Diego Armando
Maradona; nel basket inizia quell’anno la cavalcata che porterà la Juvecaserta al
titolo nel 1991. La femminile, come al solito, si è mossa prima, e ha voluto
esagerare: nel 1989 Priolo ha portato il primo scudetto in Sicilia, e non è
ancora finita qui.
Infatti, nell’anno delle “Notti Magiche” dei Mondiali, il
primo antipasto di magia arriva a Cesena il 29 marzo 1990 quando l’Enimont Priolo batte la corazzata CSKA Mosca, alzando al cielo la Coppa dei Campioni. Con la
firma unica e inimitabile di un coach che, nel mattino dell’anniversario dei
trent’anni dal trionfo, all’età di 70 anni dopo 29 stagioni e 847 panchine di
A1 sulle spalle (il primato assoluto per il nostro campionato), ancora ricorda
intensamente la commozione al momento di un successo storico.
A Santino Coppa non piace tanto la parola “miracolo”,
termine spesso abusato quando si parla d’imprese del genere. Perché per lui non
si schioccano le dita e accade qualcosa, ma c’è bisogno di lavorare giorno per
giorno, di sacrificarsi, di sudare. È sempre stato così: è quello che
succede a Priolo, in cui è lui a portare per primo i canestri negli anni ’70,
lavorando senza sosta sino alla vittoria del primo scudetto, nel 1989. «A quei
tempi – esordisce Coppa – Priolo era un paesino di 8mila abitanti in una zona
industriale. Era considerato una sorta di “dormitorio”, lì si ritrovavano
persone da tutta Italia che andavano a lavorare nel settore industriale: era un
contesto più “degradato” rispetto a oggi, in cui nacque questa squadra da me
fondata, che vinse il titolo appena tre anni dopo l’approdo in A1 (1986), fatto
unico per l’epoca».
Conquistata l’Italia, nel 1990 arriva il momento di prendersi l’Europa:
con il problema campo. Racconta Coppa: «I Playoff dell’anno prima non li
giocammo a Priolo ma a Ragusa, perché mancava un impianto idoneo». Ma chi aveva
appena portato il primo scudetto della storia in Sicilia poteva farsi fermare
da un cavillo del genere? Neanche per sogno: «Ci mettemmo subito al lavoro e in
poco meno di nove mesi fu costruito il PalaPriolo, necessario per disputare la
Coppa dei Campioni».
C’è da fare la squadra per la campagna europea: ci sarà
sicuramente la “globetrotter” Lynette Woodard, stella che l’anno prima ha
trascinato la squadra allo scudetto, non può non esserci…e invece no. Perché Coppa
non è uno da scelte banali, gli piacciono le sfide: «Una decisione anche
impopolare, mi privai di una stella come Lynette perché la ragazza subito dopo la disputa delle
Finali partì per gli USA la mattina dopo, non prendendo parte ai festeggiamenti
e a tutto quello che ne conseguiva». Non banale il divorzio con Woodard, e
ancor di più l'arrivo della sua sostituta: «Optai per Svetlana Kuznetsova, una
ventiquattrenne moscovita che avevamo incontrato la stagione precedente in
Coppa Ronchetti». Se oggi la scelta sembra quasi di routine, all’epoca è senz’altro
singolare: perché Kuznetsova è una delle prime sovietiche a uscire dal blocco
e giocare in un campionato estero, e perchè la piccola Priolo è uno dei primi
casi di rottura della “cortina di ferro”, ospitando nella stessa squadra un’atleta
sovietica e un’americana, l’indimenticabile Regina Street, lei pure
protagonista dello scudetto dell’anno prima con 22 punti di media a gara e 36
(!) nella decisiva Gara4 che aveva assegnato lo scudetto.
L’inizio del campionato, dopo la rivoluzione della squadra? «Un
disastro», commenta Coppa. Priolo perde le prime cinque partite, un unicum per
la squadra Campione d’Italia uscente. «Ma come sempre, il lavoro paga»,
aggiunge il coach, «Non solo cominciammo a riprenderci in campionato, ma inanellammo
una serie di vittorie anche in Europa, vincendo partite difficilissime in cui
nessuno avrebbe scommesso su di noi: eravamo una squadra di giocatrici
sconosciute e tutte esordienti nella massima competizione europea, stupimmo tutti e ci
qualificammo in anticipo alla finale. Eravamo già sicuri prima dell’ultima
partita di stagione regolare, a Mosca contro il CSKA».
La trasferta di Mosca è un classico di Santino, stratega che sa
guardare anche oltre. «Sapevo che per noi non contava nulla, quindi non persi l’occasione
per mischiare un po’ le carte e fargli una sorpresa. Regina Street era molto
stanca e aveva qualche piccolo acciacco: non la portai con noi e prendemmo circa
venti punti di scarto. Ma non avevamo dato la possibilità al CSKA di testare la
nostra vera squadra, e forse gli avevamo anche infuso la sicurezza di avere la
Coppa dei Campioni in tasca nel rematch di un paio di settimane più tardi».
Arriva il 29 marzo, a Cesena la grande sfida. Priolo prepara l’esodo
verso il palazzetto, 4mila posti a sedere: pullman ogni mezz’ora per non congestionare il traffico, aerei, auto
private. Dentro uno di quei mezzi c'è Susanna Bonfiglio, storica play del nostro basket, allora 15 anni: avrebbe esordito in A1 poco dopo quel successo, nel 1991/1992. «Andai da sola con uno dei pullman, è stato uno dei viaggi più belli della mia vita. Ricordo tutto: il freddo, l'adrenalina che scorreva, la preparazione alla gara col trucco in faccia, le risate. E l'indimenticabile vittoria finale». Susanna diventerà poi "più priolese della zona industriale", lì vincerà uno scudetto nel 2000, ma con coach Coppa il successo più grande è la loro figlia, la piccola Claudia.
Torniamo a Cesena, gli alberghi della Riviera riaprono proprio per l’occasione per
ospitare i siciliani, mentre il nome della struttura dove viene ospitata la
squadra viene mantenuto segreto per evitare la calca e l’invasione di media e
tifosi: sembra un concerto-evento dei Pink Floyd, è una Finale di Coppa. Il Palazzetto è vestito a festa, ci sono proprio tutti: dal compianto segretario
generale FIBA Borislav Stankovic, sino al presidente di Lega Basket Femminile
Gerry Scotti (sì, quel Gerry Scotti)
che consegna al coach il premio di allenatore dell’anno prima della Finale e
interviene in tv per la telecronaca. La partita è in Eurovisione: la
RAI si collega nel secondo tempo e ci accoglie con la voce di Franco Lauro
direttamente dalla bolgia della Riviera.
«Ho ancora i brividi al pensiero del boato che accompagnò il
nostro ingresso in campo, a Palazzetto stracolmo. Una vera festa, che fu
subito gelata dalla nostra partenza ad handicap». 0-7 per il CSKA, timeout
Priolo. L’intuizione della serata arriva dopo la sospensione: in campo Pina
Tufano, pivot di due metri che con Street (non al meglio per una distorsione al
ginocchio) forma una coppia di torri in mezzo all’area. Le siciliane
recuperano il parziale, sorpassano e non si guardano più indietro: Regina
Street, con una vistosa ginocchiera, mette 33 punti e tira giù ogni rimbalzo.
Tra i giustizieri del CSKA c'è una moscovita doc. Quoque tu, Svetlana filia mea: «Kuznetsova
suonò la carica con 25 punti e dietro alla prestazione monumentale di Regina fu
la nostra miglior giocatrice di quella finale». Una russa oggi più siciliana che mai, vive a Ragusa, dove allena nelle giovanili della Pegaso: «Priolo e poi Ragusa sono diventate casa mia. Il giorno della partita mi tremavano le gambe e si era chiuso lo stomaco per la tensione, riuscivo solo a ripetere: devo vincere, devo vincere...»
Nell’86-71 finale c’è gloria
per tutte, sottolinea Coppa: «Sofia Vinci, il nostro capitano, fu tra le migliori.
Ma anche ragazze come Giusy Cecchi; Silvia Daprà, che a questi livelli aveva
giocato da giovane col Fiat Torino; Pasini, Rivellini. Una banda di “sconosciute”,
diventate campionesse». Il simbolo è sicuramente la Vinci, priolese, che ripercorre così il tutto: «Sembrava fosse impensabile quando ho iniziato, a 7 anni. Quando incontro dei genitori a scuola capita mi dicano che loro erano a Cesena, e che non finiranno mai di ringraziarci. A Priolo, in ogni famiglia, c'è sempre almeno un componente che ha giocato o gioca a basket e a me è capitato di giocare con o allenare tutti».
Il cronometro intanto scorre, manca un minuto alla fine. Si ha la
sensazione che gli schemi, anche quelli del cerimoniale, siano già saltati da
un po’. «Franco Lauro arrivò vicino a me per intervistarmi, io esplosi in un
piatto a dirotto. Farfugliai qualcosa, ringraziando tutti i siciliani e non
solo». E la partita non è ancora finita. Nel frattempo, a pochi metri di distanza, Stankovic parla con Carlo Lungaro, il presidente di Priolo: «Mi chiese di fare qualcosa - racconta il presidente - per evitare l'invasione di campo a fine partita. Presi il microfono e con l'altoparlante invitai tutti a rimanere ai propri posti».
Dopo quella sera, Priolo è sulle pagine di tutti giornali. Il Corriere della Sera titola a nove colonne “Dalla culla al tetto
d’Europa”, da molti ritenuto lo slogan-manifesto di un’impresa storica, raccontando in salsa siciliana la classica storia di Davide contro Golia. Oggi, a Priolo,
rieccheggiano ancora quelle imprese, con la nostalgia canaglia che sale e pensa
a cosa, quel paese un tempo “dormitorio”, potrebbe ancora essere: la prima squadra
non c’è più avendo rinunciato a malincuore questa stagione alla Serie B; il PalaPriolo
teatro di mille battaglie vive la sua milleunesima, quella per la sopravvivenza;
Coppa insegue un nuovo sogno siciliano a Palermo. Perché i “miracoli” si fanno
giorno per giorno, aspettando il vento propizio del cambiamento che è sempre pronto a
soffiare.
Coppa dei Campioni 1990, il tabellino:
Enimont Priolo-CSKA Mosca 86-71
Priolo: Daprà 4, Rivellini 7, Pasini, Kuznetsova 25, Street 33, Cecchi 2, Tufano 6, Vinci 9, Altamore ne, Anellino ne. All: Coppa.
CSKA Mosca: Evkova 8, Mozgovaya 18, Cerkasheva 15, Tornikidu 2, Bunatiants 22, Komarova 4, Konovalova 2, Khodakova ne, Mischenko ne. All: Mishkin.
(Lega Basket Femminile ringrazia Manuel Bisceglie per le interviste a Carlo Lungaro, Susanna Bonfiglio, Sofia Vinci e Svetlana Kuznetsova sull'edizione locale di Siracusa del 29 marzo 2020 de "La Sicilia", pagina IX. Risultati, statistiche e tabellini da "Almanacco del basket al femminile" di Massimiliano Mascolo)
Per rivedere la Finale: