Come stabilire il momento esatto in cui comincia una storia? Se lo chiedeva Italo Calvino, rispondendosi che tutto è sempre già cominciato prima. Ce lo chiediamo noi, ogni qual volta che cerchiamo di raccontare, qualche volta traendo ispirazione dai numeri, come accaduto per questa serie di "racconti" dedicati alle giocatrici in attività appartenenti al Club delle 300 (presenze in Serie A1). 

Se lo chiedono le protagoniste stesse, perchè tutte coloro che hanno accettato di buon grado di raccontarsi (Chiara Pastore, Chiara Consolini, Valeria Battisodo e Benedetta Bagnara), hanno iniziato non con il classico "c'era una volta...", ma chiedendosi quando fosse iniziata la storia.

Non fa eccezione Giorgia Sottana, che di presenze in serie A1 ne ha totalizzate 352 (con 2713 punti realizzati), che l'estate scorsa a 29 anni non ancora compiuti, dopo un Europeo chiuso con le lacrime di rabbia e dispiacere, e con un Palmares di 5 scudetti, 6 Coppe Italia (conquistate con 3 club differenti) e 3 Supercoppe, giocando nella società più importante della serie A (Schio), ha scelto di (ri)mettersi in gioco, "emigrando" prima in Francia a Montpellier e, ad inizio 2018, in Turchia al Fenerbahce.

Chissà, forse per provare a se stessa se è vero che a volte le cose buone devono finire perché le cose migliori abbiano inizio.

Buona lettura a tutti!


Club #300 - Giorgia Sottana

Quando mi hanno detto che avevo 352 presenze in serie A, nella mia testa girava una sola domanda: sono tante o poche?
Ho ripercorso velocemente gli anni passati, fino ad arrivare a dove sono ora, all'unica cosa che mi appartiene: l'adesso. 
A differenza di anni fa, ora riesco a vivermi il passato come un'esperienza che mi ha formato, rendendomi la persona che sono in questo momento. Mi viene davvero difficile proiettarmi a dieci anni fa, e rivivere ogni attimo. 

Mi sento in imbarazzo quando magari qualcuno mi chiede come sia stato il mio esordio in serie A. 

A volte mento sapendo di mentire, perché la realtà è che non me lo ricordo per niente. Non ricordo cosa provavo. Non ricordo di che colore avevo la divisa quel giorno, e non ricordo nemmeno il mio primo canestro fatto tra le grandi. Mi sembra sempre un po' triste ammettere di non ricordarmi le emozioni provate, invece ora mi rendo conto che va bene così, perché le cose che hanno davvero segnato la mia carriera sono legate ad attimi che per gli altri non contano nulla, ma per me sono ricordi indelebili.

Ricordo che dopo un paio di allenamenti con Michelini, coach che mi ha fatto esordire e persona di una profondità incredibile, tornai a casa da scuola e dissi ai miei di chiamare il coach per dirgli che stavo male: non ci volevo andare. 

Era tosta, e Stefano era uno che anche se avevi 15 anni ti responsabilizzava come un'adulta, ma al momento non lo capivo per niente. I miei quel giorno mi guardarono e mi dissero: "se non vuoi andare ad allenarti, chiamalo tu l'allenatore e sbrigatela da sola." 

Non persi mai un allenamento.

Ricordo 4 tiri liberi sbagliati nel ultimo minuto di una semifinale scudetto contro Napoli, quando avevo appena 16 anni, che han fatto perdere la mia squadra (Venezia), lasciandomi dentro un peso che ho tolto solo poco più di un anno fa. 

Ricordo il mio secondo crociato rotto, le lacrime di consapevolezza, Mery Andrade che mi sollevò da terra da sola, e mentre mi portava fuori dal campo mi disse parole che ancora sento dentro. La sua leadership non mi capitò più di trovarla in nessun'altra compagna.

Ricordo Taranto, i tifosi, le vittorie, e le emozioni provate, indelebili come graffiti su muri che nessuno potrà mai permettersi di cancellare. Non me ne voglia nessuno, ma una squadra cosi manca.

Ricordo la voglia immensa che mi son portata dentro per 5 anni a Schio di voler essere il meglio che potevo per quei colori. Avrei voluto dar di più. Essere di più. Una "bandiera". Invece non ci sono riuscita, per mille ragioni. E mi dispiace davvero.

Ricordo una marea di legami che ho creato, che porto con me. Che sento dentro con un affetto indescrivibile, come il Presidente Cestaro, alla quale voglio sinceramente bene, perché aldilà dello sport l'ho trovato una persona piena di valori e di amore per quel che fa. O Piero Zanella, il terzo coach di Schio, che negli anni in cui abbiamo lavorato assieme è diventato un amico, oltre che la persona che mi ha dato lo strumento fondamentale per cambiare il mio modo di fare le cose, presentandomi quello che è ora il mio mental coach, Gabriele Bani.

Potrei perdermi a citare ogni singola persona che ha avuto un vero impatto su di me, compagne di squadra che mi hanno insegnato qualcosa e della quale ho una riconoscenza infinita. Episodi legati alle "vecchie", partendo da Cirone per finire con Zara, passando in mezzo a Mascia e Chicca. O a qualche americana folle con cui ho condiviso il campo da gioco, come PeeWee Johnson o Vanessa Hayden.

Di ogni allenatore che ho avuto, ho rubato qualcosa per il mio bagaglio tecnico, ma la cosa più bella è che, se ci ripenso ora, sono gli aspetti umani quelli che mi ricordo di più di ognuno di loro.

Ora sto vivendo in un campionato diverso. Fa strano non essere parte di quella che è la grande famiglia del basket italiano, e penso sia normale. 
Tante amiche che ho non le vedo più tutti i giorni, e a volte queste cose mancano.

Grazie, per la possibilità datami di scrivere queste parole, e ripercorrere momenti che valgono come oro. Sono felice del mio percorso, delle scelte fatte, e di aver vissuto un mucchio di cose: da quelle belle a quelle meno belle, entrambe con la costante di avermi insegnato tanto.  

Mentre scrivo queste ultime righe, continuo a canticchiare nella mia testa un pezzo del mio gruppo country preferito (Zac Brown Band) : "Even when I'm a thousand miles away from my roots... I'm home."  

Arrivederci Italia.


Giorgia Sottana

 

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